Nei primi giorni di maggio, 133 cardinali elettori si riuniranno in Vaticano per eleggere il successore di Papa Francesco. La scelta sarà cruciale per il futuro della Chiesa, chiamata a rispondere a nuove sfide globali. Già circolano i nomi dei favoriti, i cosiddetti papabili, tra figure italiane e candidati provenienti da ogni parte del mondo.
I favoriti italiani al soglio di Pietro
Pietro Parolin
Pietro Parolin, 70 anni, è considerato uno dei candidati più accreditati come successore di Papa Francesco. Forte della sua lunga esperienza diplomatica ai vertici della Curia romana, è Segretario di Stato vaticano dal 2013. In questi anni ha rappresentato la Santa Sede in trattative complesse, come l’accordo di pace in Colombia e la storica apertura diplomatica verso la Cina. Originario di Schiavon, in Veneto, Parolin è noto per il suo approccio cauto ma strategico. Sa tessere alleanze anche nei contesti geopolitici più difficili. Ha criticato apertamente il piano americano su Gaza durante l’amministrazione Trump, mostrando una certa indipendenza diplomatica. Il suo profilo, solido e tradizionale, incarna una Chiesa attenta ai delicati equilibri internazionali, capace di dialogare senza rinunciare ai principi. Se eletto, rappresenterebbe una scelta di continuità istituzionale, ma con una marcata attenzione alla diplomazia globale.
Matteo Zuppi
Tra i papabili c’è anche Matteo Zuppi, 69 anni. È uno dei volti più innovativi della Chiesa italiana. Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, è profondamente legato alla Comunità di Sant’Egidio, con la quale ha partecipato al negoziato che pose fine alla guerra civile in Mozambico nel 1992. Apprezzato per la sua capacità di mediazione, è stato scelto da Papa Francesco per guidare una delicata missione diplomatica di pace tra Kiev, Mosca, Washington e Pechino dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il suo stile pastorale è inclusivo, attento al dialogo con le minoranze, compresa la comunità LGBTQ+, e fortemente radicato nella semplicità evangelica. Zuppi è visto come il naturale prosecutore della linea di apertura e misericordia inaugurata da Francesco, ma con una forza comunicativa capace di coinvolgere anche il mondo laico.
Pierbattista Pizzaballa
Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, è il Patriarca Latino di Gerusalemme, una delle figure più esperte in dialogo interreligioso nel panorama cattolico. Francescano di formazione, è stato Custode di Terra Santa dal 2004 al 2016, ruolo che lo ha portato a difendere i luoghi santi cristiani in contesti di alta tensione. Laureato in Teologia Biblica, Pizzaballa parla fluentemente l’ebraico, qualità che gli ha consentito un contatto diretto con il mondo ebraico israeliano. Dal 2020, come Patriarca, ha continuato a promuovere la pace tra israeliani e palestinesi e la tutela della presenza cristiana in Medio Oriente. Il suo profilo internazionale, la giovane età rispetto agli altri candidati e la sua esperienza in un territorio complesso lo rendono un papabile interessante per una Chiesa che vuole confermare la sua vocazione di ponte tra le culture.
I candidati stranieri che potrebbero sorprendere
Luis Antonio Tagle
Luis Antonio Tagle, 67 anni, è una delle figure più amate nel panorama cattolico globale. Filippino, Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, è stato a lungo Presidente di Caritas Internationalis. Ha interpretato la Chiesa come presenza accanto ai poveri e agli emarginati. Chiamato “il Francesco asiatico”, Tagle combina umiltà, carisma comunicativo e una profonda attenzione alle periferie del mondo. La sua visione si inserisce pienamente nel progetto di una Chiesa “ospedale da campo”, capace di servire i più fragili senza compromessi. Il suo forte legame con l’Asia, continente dove il cattolicesimo è in espansione, potrebbe rappresentare una svolta storica per la Chiesa universale. Un’eventuale elezione di Tagle sarebbe vista come una prosecuzione vivace e innovativa del cammino avviato da Francesco.
Jean-Marc Aveline
Jean-Marc Aveline, nato in Algeria nel 1958 e arcivescovo di Marsiglia, porta con sé un profilo culturale e pastorale perfettamente adatto a una Chiesa in dialogo con il mondo contemporaneo. Laureato in Teologia e Filosofia alla Sorbona, è stato creato cardinale nel 2022 da Papa Francesco, che ha visto in lui un punto di riferimento per il dialogo interreligioso, in particolare con l’Islam. Aveline si è sempre impegnato nell’accoglienza dei migranti e nella promozione di una società multiculturale. Il suo approccio inclusivo e il radicamento nella realtà sociale europea potrebbero attrarre chi desidera un Papa capace di interpretare con coraggio le sfide dell’integrazione, della solidarietà e della fede in un continente in trasformazione.
Fridolin Ambongo Besungu
Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, è l’Arcivescovo di Kinshasa e una delle voci più autorevoli della Chiesa africana. Laureato in filosofia, teologia e teologia morale, è stato protagonista nella difesa dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo, sfidando apertamente regimi autoritari e signori della guerra. Dal 2023 è anche presidente dei vescovi africani. Pur essendo un punto di riferimento morale, ha assunto posizioni più conservatrici su temi come le benedizioni delle coppie omosessuali, opponendosi alla Dichiarazione “Fiducia Supplicans”. La sua elezione rappresenterebbe un forte riconoscimento della vitalità del cattolicesimo africano e segnerebbe una svolta nella geopolitica ecclesiale, pur mantenendo un ancoraggio alla tradizione su alcune questioni dottrinali.
Lazzaro You Heung-sik
Lazzaro You Heung-sik, 73 anni, coreano, Prefetto del Dicastero per il Clero, rappresenta la sintesi ideale tra spiritualità asiatica e diplomazia vaticana. Dopo gli studi di filosofia e teologia, completati con un dottorato a Roma, ha svolto un ruolo di primo piano nella promozione della pace tra Corea del Nord e Corea del Sud, effettuando viaggi di dialogo a Pyongyang. È considerato molto vicino alla sensibilità di Papa Francesco, con una visione pastorale improntata all’accoglienza, alla misericordia e alla promozione della pace. La sua figura incarnerebbe una Chiesa sempre più globale, capace di parlare ai drammi e alle speranze dell’Asia.
Blase Cupich
Blase Cupich, 76 anni, Arcivescovo di Chicago, è uno dei principali rappresentanti del progressismo cattolico negli Stati Uniti. Nominato da Papa Francesco, si è distinto per la difesa dei migranti, opponendosi apertamente ai tentativi di deportazione di massa promossi durante l’amministrazione Trump. Ha inoltre lavorato per la riabilitazione delle diocesi statunitensi colpite dagli scandali degli abusi, con un approccio di grande trasparenza. Cupich interpreta la Chiesa come “ospedale da campo”, capace di offrire rifugio alle minoranze più vulnerabili. Con la sua attenzione ai temi sociali e il suo radicamento in una delle metropoli più globalizzate del mondo, rappresenterebbe una scelta forte per una Chiesa al servizio della giustizia e della dignità umana.
La sfida tra conservatori e progressisti
Oltre ai singoli candidati, il prossimo Conclave sarà teatro di una sfida ideologica tra conservatori e progressisti.
Da una parte, figure come Péter Erdő, arcivescovo di Budapest, Robert Sarah della Guinea e Marc Ouellet del Canada incarnano una linea più tradizionalista, critica verso le aperture degli ultimi anni.
Dall’altra, personalità come Matteo Zuppi, Luis Antonio Tagle e Blase Cupich rappresentano la volontà di proseguire sul cammino tracciato da Papa Francesco, con una Chiesa più attenta ai temi sociali, all’accoglienza e al dialogo interreligioso.
La scelta del prossimo Papa definirà quale di queste visioni guiderà il futuro della Chiesa.
